Introduzione

La ponteficità, cioè la possibilità del collegamento tra
noi e la Verità, carissimi studenti, ora è nelle nostre possibilità,
è nelle nostre mani: grazie al dono del Mistero
stesso che avvicinandosi a noi si è fatto appunto ‘trait
d’union’ tra noi e la sua misteriosa realtà, tra noi e noi
stessi, tra noi e il mondo dell’altro e dell’universo intero.
Basta poco, basta un trattino, un piccolo segno, ma
impreziosito dalla luce autenticante del vero e della ricerca
sincera, per raggiungere e congiungere il cielo e la
terra, il possibile e l’impossibile, la gioia e la paura, il
timore e il tremore, il già e il non ancora, il presente e il
futuro: tutto racchiuso in questo ‘trait d’union’ che è l’oggi
che stiamo approfondendo e nel quale noi stessi ci sentiamo
rivestiti della missione di essere sempre più ‘trait
d’union’, unificatori, pontefici, ricreatori della unità dissipata
e sconvolta dal caos materiale e morale.
In questa ricreazione della Verità che cammina con noi
e a noi si fa vicina, attraversando l’abisso che ci immaginavamo
così profondo e largo, rivelatosi invece ora come
un piccolo trattino, eccoci consacrati come piccoli segni
del Mistero stesso che riluce e irradia il mondo, nella certezza
che alla sua luce possiamo vedere la luce.


446

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: l’umana autorità. Autorità
sacrificale Paterna: in me ammalato va alla morte: devoto
a sé, silenzioso, potente nel sacrificale. Arriva così da
me perché il Padre si è lasciato bloccare alla sua meità da
un essere angelico che il Padre vuole per accettazione
gestore di tutto il suo sacrificale umano.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale. Il nemico mi può sacrificare i
beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e autorità
umana. Per bene illuminare l’autorità umana, ci siamo
accostati alla divina Figliale e Paterna. Del Padre ora sappiamo
la sua autorità magistrale e beneficale. Ci siamo
accostati alla sua autorità sacrificale.
Il Visuato Paterno me l’ha data da vedere in me. Il raggio
divino di amore Paterno me lo sono trovato in malattia nel
mio essere. Il suo percorso dall’essere, al fare, al diventare,
è tutto seminato di morte: è la morte dell’amore, è il
suo sacrificale appunto. È la sua straziante passione.
Avanza morendo per ogni azione istintiva di amore di
odio. Avanza con grande maestà e tragica solennità.
1) Avanza con una sola maniera divina: devozione: devotissimo
al solo suo amore sacrificale.
2) Avanza coperto di assoluto silenzio. Per tutti i secoli dell’umanità
non ha lasciato trapelare nulla. Se sul finire del
nostro secolo incomincia a mostrarsi, ciò vuol dire che i
secoli futuri li ama più di ogni altro secolo passato.
3) Avanza con la potenza di quel suo amore sacrificale
con il quale affronta una passione dalle proporzioni
gigantesche e sbalorditive.
Non ho che da adorare e ammirare, con immensa commozione,
la sua autorità sacrificale. Il suo essere arrivato qui da
me, come in ogni altra creatura umana, è sicuramente una
novità consolante ed esaltante. Ma il suo essere diventato
così mi scatena una gran voglia di sapere cosa ha fatto per
diventare così. Ecco che cosa ha fatto: volendo fare con me
comunione vissuta, Lui parte con un sacrificale radicale,
che è alla radice del suo amore. Espropriato mi si cede da
vivere al sacrificale mio. Arriva in mia proprietà. È la sua
meità. Sua perché l’espropriarsi lo vuole e lo pratica Lui
liberamente. Meità: arriva in proprietà mia. L’avrei vissuto
al sacrificale, ed io sarei così diventato suo in perfetta eternale
comunione di vita paradisiaca. Alla sua meità avrei
risposto con la mia suità. Perché non è avvenuto così?
Perché il Padre ha voluto per accettazione sacrificale
lasciarsi bloccare alla sua meità. Ma questo non l’ho fatto
io: uno me l’ha imposto. E chi mai? Quell’essere angelico
che il Padre ha voluto per accettazione che fosse l’Agente
di tutto il suo sacrificale umano. L’essere angelico ha un
nome da nemico del Padre: il suo nome è Satana. Si è dato
il potere della morte pneumatica ed ha astutamente conseguito
il diritto di esercizio universale. L’ha conseguito in un
momento delicatissimo della prima coppia umana. Nella
sua prima concezione ottenuto nella prima coniugazione
l’ha indotta ad appropriarsi direttamente della sua famiglia
e indirettamente dell’amore Paterno. Nella prima concezione,
potenzialmente vi erano tutte le successive: prende la
prima e con essa tutte le altre. Se le lascia fare tutte. Che
autorità è mai questa? L’unica, la vera, la divina.

447

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale,
sul bene inerente: l’umana autorità. Autorità sacrificale
Paterna. Alla morte temporale o anche eternale. Il
potere della morte che l’Angela si è data:
1) Quando
2) Con che cosa
3) Con quale modalità: nasce la Chiesa infernale e l’eternità
infernale, concorrenti: Padre e Satana.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Preghiera da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro. Il
nostro attivo e passivo, il passivo cosmico e inimicale. Il
nemico mi può sacrificare i beni componenti, aderenti,
inerenti: dignità e autorità umana.
Per bene illuminare l’autorità umana, ci siamo accostati
alla divina Figliale e Paterna. Del Padre ora sappiamo la
sua autorità magistrale e beneficale. Ci siamo accostati
alla sua autorità sacrificale. Il Visuato Paterno me l’ha
data da vedere in me, in quel raggio divino di amore sacrificale
Paterno che datosi a me da vivere Satana mi ha bloccato
al suo essere diventato mio, alla sua meità, impedendomi
di passare alla mia suità: al mio diventare suo.
Messo in malattia, me lo ha avviato alla morte pneumatica.
Di quale durata? Solo temporale o anche eternale? Già
abbiamo detto che prima Lucifera si dà il potere della
morte pneumatica e poi astutamente consegue il diritto di
esercizio universale.
1) Quando se l’è dato? Fissiamo l’attenzione sulla coppia
angelica: l’Angelo con l’Angela. Quando la famiglia
angelica tocca la sua saturità, scocca l’ora dell’offerta
al Padre. L’Angelo acclama la proprietà Paterna su tutta
la famiglia angelica (Tua o Padre è la famiglia angelica).
L’Angela sente che la coppia è comproprietaria con
Dio (Tua e Nostra). L’Angelo si esclude la coppia (solo
Tua). L’Angela esclude il Padre dalla coppia (Solo
Nostra). L’Angelo si esclude dalla coppia, mentre
l’Angela esclude Dio e l’Angelo e si trova con un
seguito di angele (solo Mia).
2) Cosa ha adoperato per darsi il potere della morte pneu-
matica? Battezzata e cresimata al Paterno, lo vive al
sacrificale fino all’ora dell’offerta, quando allucinata
dalla sua funzione materna passa con velocità fulminea
dalla compropriazione col Padre alla appropriazione
sua personale, con esclusione del Padre e dell’Angelo,
e con la inclusione di tutto un seguito di angele. Tutto
questo avviene con l’impiego dell’amore Paterno che
viene bloccato a un uso puramente egoisticale.
3) Con quale modalità ha fatto questo? È un purissimo
spirito. Lo fa con intelligenza piena con profondissima
intuizione di quello che faceva e del risultato cui tendeva.
Lo fa con liberissima volontà.
Ha interrotto la sua suità. Ha fermato l’amore su di sé e ha
dato il via alla sua chiesa.
1) Nasce con Satana la Chiesa infernale. Si pone egoisticizzata
da sola, si potrebbe pensare a un possibile pentimento,
ma la formazione di una sua chiesa prima
angelicale e poi umanale l’ha lanciata su una via che
non ammette ritorno. Si è affermata, si è ecclesiata, si è
fissata nell’eterna morte dell’amore.
2) Con Satana nasce l’inferno eterno. Nasce per due concorsi:
il primo è il concorso Paterno: il Padre vuole per
accettazione sacrificale arrivare a un sacrificale eternale.
Il secondo è per il concorso di Satana che insaziabilmente
si sente tanto potente da competere con Dio nella
formazione di una sua Chiesa infernale.
Dei due concorrenti sicuramente spetta al Padre la supremazia.
Satana può realizzare solo quello che il Padre vuole
per accettazione sacrificale. A Satana spetta l’autorità
egoisticale infernale temporale ed eternale. Al Padre spetta
personalmente e esclusivamente l’autorità sacrificale
che distende nel tempo e la fissa in eterno.

448

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: l’autorità umana. Radiografia:
l’umana è connaturale. È scorrimento non di me stesso,
ma di qualcosa di mio. Scorrimento magistrale, morale,
beneficale. Si regge sulle sue attese: accoglienza e dilatazione.
Il contrario mi induce ad avversione totale.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire egoisticale,
ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale. Ci si
accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre nostro che
sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la
terrestre. Preghiera da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro. Il nostro
attivo e passivo, il passivo cosmico e inimicale. Il nemico mi
può sacrificare i beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e
autorità umana. Per bene illuminare l’autorità umana, ci siamo
accostati alla divina Figliale e Paterna. In ambedue abbiamo
scorto una autorità: magistrale, beneficale e sacrificale. La
magistrale e la beneficale confluiscono armonicamente nell’unica
autorità feconda e salvifica: la sacrificale. Si dispongono
generosamente al suo servizio. Ora che disponiamo della
luce divina possiamo senza timore di sbagliare fare la radiografia
all’umana. C’è l’autorità umana? La persona non può far
scorrere sostanzialmente se stesso. Certo che c’è ed è connaturale
alla persona. Cos’è? Scorrimento di se stessi in un altro.
Nelle altre persone? Siamo persone, non sicuramente dei. Ora,
solamente il Padre fa scorrere nella persona se stesso: un raggio
del suo amore sacrificale. Lo fa ad ogni incominciare di vita
umana: espropriato si cede in mia proprietà. Si fa concepire dal
suo Agente con una concezione battesimale cresimata incosciente.
Domani lo farà pure il Figlio, ma in modo cosciente.
Noi possiamo far scorrere solamente qualcosa di nostro.
1) La persona può farsi scorrere magistralmente: è la funzione
dell’insegnamento.
2) La persona può farsi scorrere moralmente. È la funzione
formativa e educativa.
3) Può farsi scorrere beneficamente. È la funzione che si è
dato il volontariato.
Abbiamo così tre preziose autorità: la magistrale, la formativa
e la beneficale. È questa triplice autorità che vogliamo
radiografare alla luce di quella divina. Cogliamo subito le
attese dell’autorità umana: io mi faccio scorrere negli altri per
dilatarmi e per contrarmi: per essere accolto o per essere
respinto. Per vivere negli altri o per averne la morte. Io mi faccio
scorrere negli altri per essere accolto, per dilatarmi e per
ottenere uno spazio vitale. Io voglio vivere negli altri e non
solo in vita, ma anche al mio tramonto. Io amo il mio prolungamento
nel tempo. Per questo il mio scorrimento attende una
sola cosa: essere accolto con attenzione e ammirazione, essere
assimilato e seguito. Ognuno ama avere il suo seguito e i
suoi seguaci. Discepoli e seguaci: nasce così una comunione
di autorità, da cui l’autorità attinge un piacere spirituale
immenso. Ma se il mio scorrimento negli altri incontra poco
gradimento, magari rifiuto immediato o rigetto successivo o
finzione camuffata, allora passo con estrema facilità dallo
scontento all’amarezza, alla indignazione, al risentimento,
alla avversione, all’odio e alla vendetta. Sono partito con
l’amore nel farmi scorrere, e sono finito nell’odio. Con quale
amore sono partito? Con l’amore egoisticale. Aspiravo a una
comunione egoisticale. Non ci arrivo, ed ecco l’odio.

449

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: umana autorità. Radiografia: la
genitoriale: con la nascita si parte alla conquista di sé: la
appropriazione di sé. Traguardo ambito: appropriazione
del partner sessuale. Vertice: un figlio mio. Autorità concepita
egoisticamente. Quale sarà l’esercizio!

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale. Il nemico mi può sacrificare i
beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e autorità
umana. Per bene illuminare e radiografare l’autorità
umana, ci siamo accostati alla divina Figliale e Paterna.
Autorità umana è far scorrere in un altro qualcosa di mio.
In base a ciò che faccio scorrere abbiamo una autorità
magistrale, morale o beneficale.
Lo scorrimento si regge su precise attese. Attendo di essere
accolto bene, di entrare nella vita dell’altro e di ottenere un
mio prolungamento nel tempo. Il tutto è sostenuto dal mio
amore egoisticale, tanto che un rifiuto mi scatena una progressione
di sentimenti contrari, fino all’odio e alla vendetta.
Questo è il comportamento universale, che va in ripetizione
continua. Ora non ci resta che osservarlo concretamente
in due autorità umane: la genitoriale e la ecclesiale.
Autorità genitoriale: per ben radiografarla occorre una partenza
un po’ lontana. Alla sua nascita la persona non ha in
atto alcuna proprietà di sé. È proprietà totale e esclusiva dei
suoi genitori. Ma nel bambino c’è una serie di funzioni che
tendono decisamente a passare (proprietà potenziale) in
proprietà sua: il mangiare, il camminare, il vestirsi, il parlare,
il provvedere alle necessità dell’organismo. E non è solo
questione di organi che crescendo toccano la loro indipendenza
funzionale, ma dentro ad animare il movimento di
appropriazione ci sta uno scalpitante amore egoisticale. La
persona tende con quell’amore a conseguire la proprietà
assoluta di sé. La persona si vuole tutta per sé, tutta sua:
l’essere, il fare, il diventare. È qui che incominciano le
grandi deviazioni. Mi sento padrone assoluto della mia vita
e non lo sono. Padrone esclusivo del mio fare e mi vado a
scontrare con quanti mi stanno a farmi capire il mio inganno
e la mia rovina. La persona vuole sentire suo tutto quello
che scorre in lui. O lo assimila e allora lo fa suo, diversamente
lo rigetta. Questa persona che si fa su così punta a un
traguardo nel quale si sentirà liberata dalla famiglia di origine
per darsi una famiglia di sua totale proprietà.
Trionfante parla subito della sua famiglia: la ‘mia’ famiglia.
Inizialmente sono solo marito e moglie, ma la proprietà
viene affermata con totale decisione: mio marito, mia
moglie. I figli si possono volere per motivazioni diverse, ma
il motivo prevalente è sicuramente la voglia grande di un
figlio tutto nostro, con esclusione di Dio stesso. Per avere
quel figlio i due genitori concorrono in quel modo voluto
dal Padre. Ambedue lo sentono loro possesso il bambino,
ma il sentire della madre è di gran lunga superiore a quello
del papà. Per nove mesi si lascia prendere tutto del suo e
alla nascita proseguirà su quella linea attivamente. Così
arrivano i genitori a fare famiglia. E ora sono impegnati a
esercitare l’autorità genitoriale sul figlio. Dotati solamente
di carica egoisticale come la eserciteranno?

450

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: autorità umana genitoriale: il
mio applicato al figlio cos’è?
1) Componente umana: corpo animato è divina dotazione.
2) La divina: spirito Spiritato è donazione Paterna.
Nulla di ‘mio’. Anzi la madre si fa proprietà del figlio.
Dunque il ‘mio’ è un furto sacrilego.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre
nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale: la
celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da fare. Il Padre
vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre: il suo
e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo cosmico e ini-
micale. Il nemico mi può sacrificare i beni componenti, aderenti,
inerenti: dignità e autorità umana. Per bene illuminare
e radiografare l’autorità umana, ci siamo accostati alla divina
Figliale e Paterna. Autorità umana è far scorrere in un altro
qualcosa di mio. L’amore egoisticale gode dell’accoglienza,
ma si indigna del rifiuto. La cosa è vistosa nell’autorità genitoriale.
Per il suo amore egoisticale la persona dà svolgimento
continuo a una sua tensione basilare: tende alla appropriazione
di sé, delle cose e delle persone. La più poderosa avviene
nell’unione coniugale in cui i due si appropriano vicendevolmente,
per raggiungere il vertice assoluto con la nascita
del figlio. Senza alcuna tema di contestazione i genitori a
piena bocca parlano della loro proprietà: nostro figlio: e non
è solo un puro dire verbale, ma un sentire viscerale. Se a bruciapelo
dicessi: genitori, siete autentici ladri, voi arricciate il
naso e vi indignate. Eppure, ecco in che modo: sono due le
componenti del figlio: l’umana e la divina. Di chi sono?
1) L’umana viene dal talamo genitoriale ed è: il corpo animato
che parte in forma potenziale: un sommo concentrato
di potenzialità vitali che evolvendosi, nel loro
ambiente naturale, presiedono alla formazione di uno
stupendo, complesso e funzionale corpo umano. Quel
potenziale non è nostro, anche se lo portiamo noi. Ci è
stato assegnato da madre natura, la quale è uscita dalla
autorità beneficale Paterna. Il corpo animato lo si deve
dunque non alla creatività umana, ma divina.
2) Passiamo alla componente divina seconda. Lo spirito
umano non è irradiabile: il mio non è da una irradiazione
congiunta di quello dei miei genitori, ma è una diretta
produzione Paterna. Il Padre me l’ha fatto essere e me ne
ha fatto dono. Qui vi è arrivato carico di uno spirito divino.
Per questo lo dico Spiritato.
Ma né per l’uno né per l’altro io sono suo. Per quel raggio
divino di amore Paterno che mi si è ceduto espropriato e
con una concezione battesimale mi si è dato da vivere al
sacrificale il Padre non mi fa suo, ma diventa mio: la sua
meità. Diventerò suo vivendone sacrificalmente. Corpo
animato: dotazione divina.
Spirito Spiritato: dotazione Paterna. Genitori, non è un furto
sacrilego allora chiamarlo ‘mio’ figlio? Violentato l’amore
si violenta pure la proprietà.
È vero che la madre pure si espropria dal momento che
accoglie nel grembo la creatura, ma è solo una espropriazione
fisica e per di più temporanea che viene compensata
dal raddoppio della egoisticità. Non mio, non mio, ma
‘il’, ‘la’ a rispetto della proprietà.

451

Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: autorità umana genitoriale. Per
non perdere la proprietà sul figlio vi inseriscono la loro
volontà, ma egoisticamente. Quello che vogliono per lui,
ma non per sé. Per sé quel che piace. Per il figlio quello
che fa per le loro esigenze egoisticali. Superiorità e compiacenza
di lui.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale, ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Ci si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e la terrestre.
Preghiera da dirci e da fare.
Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il terrestre:
il suo e il nostro.
Il nostro attivo e passivo, il passivo cosmico e inimicale.
Il nemico mi può sacrificare i beni componenti, aderenti,
inerenti: dignità e autorità umana.
Per bene illuminare e radiografare l’autorità umana, ci
siamo accostati alla divina Figliale e Paterna. La divina è
sacrificale; e l’umana? È lo scorrimento di me in un altro:
io mi faccio scorrere in un altro: non me stesso (possibile
solo a Dio), ma qualcosa di mio.
1) Lo si fa scorrere con forza in chi non è mio e ne ho a
male se non mi si accoglie e non mi si crede.
2) Con forza maggiore lo fa scorrere in chi è mio: così il
maestro nei suoi scolari.
3) Con forza più somma lo si fa scorrere in chi è suo per
figliolanza.
Siamo all’autorità genitoriale. La vita umana si svolge per
appropriazione. Prima è la appropriazione di se stessi, poi
la appropriazione dell’altro e coniugale; la massima è la
appropriazione figliale: la più automatica, la più forte e la
più solida.
Il genitore sente suo il figlio, pur non essendo suo, né per
il corpo animato, né per lo spirito Spiritato.
È il furto sacrilego proprio della egoisticità genitoriale. Il
figlio non è statico, ma va in continua crescita per appropriazione
fisica, morale, intellettuale.
Su quella crescita i genitori inseriscono la loro volontà,
allo scopo di conservare intatta la loro proprietà: mio
figlio, sempre mio figlio, non sacrificalmente ma egoisticamente.
In lui vuole scorrere la volontà dei genitori, in
modo ben diverso dal come fa Dio con le sue creature.
Inizialmente lo scorrimento è facile, ma producendo negli
anni si fa sempre più difficile per quel fenomeno di appropriazione
di se stessi che è inarrestabile.
Cosa voglio per lui?
1) Succede che non sempre quello che voglio per il figlio
lo voglia anche per me. Nel campo morale comando al
figlio quello che io non faccio. Quando la discordanza
viene a galla, sarà la ribellione più violenta. Fai quello
che io ti dico e non quello che io faccio.
2) Infatti io faccio scorrere in me quello che mi piace; uno
scorrimento pacifico che non trova mai ostacoli, a
meno che conosciuto l’inganno del piacere alla luce
pneumatica non abbia a bloccarmela. Nel figlio io
voglio che scorra quello che soddisfa alle mie esigenze
egoisticali.
3) Quali sono? Mi sento superiore al figlio e voglio che lui
si senta a me inferiore. Lo voglio in dipendenza assoluta,
in dipendenza sottomessa e quindi docilmente obbediente.
Lo voglio obbediente: mia prima esigenza egoisticale
che racchiude ogni altra.
4) Il figlio lo voglio tale da potermi stimare di lui: un
figlio come il mio non lo si trova. Voglio vantarmi di
lui, gloriarmi della sua riuscita. Entra come componente
essenziale lo scorrimento morale e religioso. Non
avete mai udito genitori che si vantano di un figlio
delinquente, ladro o assassino.
Anzi, li vedrete dissociarsi di lui fino a rinnegarlo: non
mi si assomiglia neppure. È la pura ambizione egoisticale
che ai nostri giorni subisce colpi mancini e crudeli.
Quello che voi volete, i figli non lo vogliono più.
K.O. autorità genitoriale.