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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
La volontà sacrificale Paterna: il mio sacrificale passivo,
inimicale sul bene inerente: l’umana autorità genitoriale.
Cosa non fare: il comando allettantivo se non in maniera
dosata. Dilettantissimo preimperativo: desideri e potenziali
favoriti e soddisfatti per ottenere obbedienza ai
comandi repellenti.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale. Il nemico mi può sacrificare i
beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e autorità
umana. Per bene illuminare e radiografare l’autorità
umana, ci siamo accostati alla divina Figliale e Paterna.
La divina è sacrificale, l’umana è egoisticale. Lo è quella
genitoriale. Il figlio lo sentono loro proprietà, da non perdere,
e quindi da trattenere, facendovi scorrere la propria
volontà, proprio quando il figlio punta alla appropriazione
di se stesso. La si impedisce facendovi scorrere la propria
volontà. Lo si fa con comando impositivo e proibitivo,
raramente propositivo. Lo si fa con comando minaccioso
e punitivo: e qui l’errore è macroscopico, lo vede anche un
ciecuriente, tanto è grosso. Ma c’ anche un errore microscopico.
Quando un comando lo si raddolcisce con tutto
quello che lo può rendere accettabile. Siamo al comando
allentantivo. I genitori bene conoscono i gusti preferenziali
del figlio. Si abbina al comando la promessa di un qualcosa
di piacevole, che già è presente nelle sue attese piacerali.
Ci si guarda bene dalle promesse non mantenute.
Ne basta una inevasa, per ottenere sfiducia piena.
Si porge la carota insieme al bastone del comando. Se il
comando fa richiesta di un qualcosa di difficile il metodo
è buono entro buoni limiti. Dilettantissimo preimperativo:
si cerca di identificare i desideri egoisticali di un bambino
che vede e poi desidera: quelli espressi e quelli inespressi.
Qualcuno da ardito vero si affanna per suscitare desideri
non ancora spuntati. Vi sono vari settori attraenti: prima le
golosità, poi quello ornativi del corpo, poi lo sportivo.
Così si pensa di farsi piacere. Questa è la pura ambizione
di molte nonne, che venuto a mancare l’affetto del coniuge,
vanno in cerca del compenso nei nipotini. I genitori
puntano così ad assicurarsi l’obbedienza del figlio.
Un errore più che madornale di questo non ci può essere.
Infatti la crescita egoisticale li fa contrari al comando che
non piace. In tal modo si dà una spinta al piacerale, e più
forte ribellione al comando sacrificale.

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