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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
La volontà sacrificale Paterna. Il mio sacrificale: passivo,
inimicale, sul bene inerente: l’umana autorità ecclesiale.
Non è una casa: quella è la casa della chiesa. È una
Chiesa particolare la cristiana, non è cattolica come la
Paterna. Chi è, non cosa è? Porzione chiamata. Accesso
all’unità con Cristo. Personale e ecclesiale. Primo passo:
incontrare, ascoltare la verità enucleata sacrificalmente.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale. Il nemico mi può sacrificare i
beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e autorità
umana. Per bene illuminare e radiografare l’autorità
umana, ci siamo accostati alla divina Figliale e Paterna. La
divina è sacrificale, e l’umana? Dovrebbe esserlo, ma non
lo è. Non lo è la genitoriale. E la ecclesiale?
È l’autorità della Chiesa. La Chiesa noi l’abbiamo ridotta
a una casa nel nostro parlare. Chiamiamo chiesa quella
che è solo casa. Quella non è Chiesa, ma solamente la casa
della Chiesa. Come ogni famiglia ha la sua casa, così la
famiglia cristiana ha la sua casa. Chi è allora?
1) La Chiesa cristiana è una chiesa particolare. La sola
Chiesa Paterna è universale nel modo più assoluto: non
c’è una sola persona che non sia Chiesa Paterna.
Sbagliato chiamare cattolica la nostra, ossia universale.
Lo è solo la Paterna: una delle grandi novità del
Visuato Paterno.
2) Allora chi è la chiesa particolare cristiana o Figliale? È
la Chiesa di Cristo che è il Figlio del Padre. È quella
porzione di umanità che su chiamata divina (eccleo:
chiamare da) accede alla unità con Cristo.
Come avviene la chiamata divina? Tutti coloro che il Padre
affida al Figlio. Un segreto misterioso questo, che a noi non
è dato di sciogliere. Accettiamolo umilmente. Io non lo so
se il Padre mi ha affidato al Figlio. Dal mio vivere presente
mi sembra di poterlo supporre, ma di preciso non lo so,
anche perché il mio vivere non è ancora terminato. Io mi
comporto però come se il Padre mi avesse affidato al Figlio
per fare unità con Lui. Una unità che le supera tutte le unità
umane, finanche l’unità tra anima e corpo. L’unità con
Cristo è unità personale, ma è anche ecclesiale: chi si unisce
a Cristo, si unisce pure a tutta la sua Chiesa. Per accedere
realmente a tale unità occorrono passi successivi.
1) Il primo passo è l’incontro con la sua Parola. Dico
incontro, ma per qualcuno rimane tale: un puro incontro
simile a quello che si ha leggendo un libro.
2) Occorre passare all’ascolto, che è l’udire o leggere la
sua Parola con la massima attenzione perché è parola
d’uomo che è anche Dio. Tutti sanno che la sua parola
è stata anche scritta, ma inizialmente Gesù l’ha proferita
ai suoi discepoli tra i quali si scelse i dodici inviati
chiamati apostoli. A loro e alla Chiesa apostolica ha
affidato la sua Parola. A loro e quindi ad essa ha consegnato
il mandato di diffonderla in tutto il mondo. La
sua Parola ha come contenuto una sua specifica verità:
la divina o pneumatica. Dal momento che l’Agente
della Parola è lo Pneuma, la chiamo: Parola veritata.
3) Quale verità? Di solito la esprimiamo così: Incarnazione,
Passione e Morte di nostro Signore Gesù Cristo. Vero,
una verità dal sapore storico.
Ci occorre individuare il nucleo centrale o embrione che
potenzialmente contiene ogni altra verità. La centrale è
quella che mi dice come fa Gesù a fare Chiesa con noi.
Eccola: col suo sacrificale sommo vissuto alla maniera
divina, consegue la sua metamorfosi pneumatica, somatica.
Irradiabile e ecclesiabile. Se la vedo mi unisco a Lui
facendola mia. Mi rinnego la mia egoisticità e mi lascio
odiare fin dove vuole Lui. Parola sacrificale affidata alla
sua Chiesa. Parola centrale, marginale o ecclesiata.

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