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Decimo dono: il sacrificale da dirci e da fare.
La volontà sacrificale Paterna: il sacrificale passivo, inimicale,
sul bene inerente: l’autorità umana genitoriale.
Che dobbiamo fare? Quello che fa Gesù: bussa, pur
sapendo che le nuove generazioni non si aprono più al di
fuori col fideato, ma al di dentro col Visuato. Dire per
averne un sacrificale da associare al Paterno.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire egoisticale,
ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale. Ci
si accosta pregandolo. Quando pregate, voi dite: Padre nostro
che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà sacrificale: la celeste e
la terrestre. Preghiera da dirci e da fare. Il Padre vuole il sacrificale
suo celeste. Vuole pure il terrestre: il suo e il nostro. Il
nostro attivo e passivo, il passivo cosmico e inimicale. Il nemico
mi può sacrificare i beni componenti, aderenti, inerenti:
dignità e autorità umana. Per bene illuminare e radiografare
l’autorità umana, ci siamo accostati alla divina Figliale e
Paterna. La divina è sacrificale, l’umana è egoisticale. Lo è
quella genitoriale. Il figlio è proprietà da conservare proprio
quando del suo agire si vuole appropriare. Lo si tenta facendo
scorrere la propria volontà con un comando ora impositivo e
proibitivo, ora minaccioso e punitivo, ora con un comando
allentantivo ed ora col dilettantissimo preimperativo. Proprio
quello che stiamo facendo. Ma il Padre mediante l’indomabilità
dei figli ci chiama a cambiare radicalmente. Con questa
bocciatura di nuovo ci domandiamo: ma allora che cosa dobbiamo
fare? Ecco la risposta: dobbiamo fare proprio quello
che non ci piace. Che cosa? Quello che il Figlio sta facendo:
1) L’ha detto servendosi dell’immagine della porta cui è
possibile bussare: ‘Io sto alla porta e busso: se uno mi
apre, io verrò da lui, cenerò con lui e gli con me’. Ogni
persona ha la sua porta spirituale: è il suo spirito capace
di intendere e di volere.
2) Gesù vi bussa con la parola e pazientemente attende che
gli si apra. Ascoltarlo attentamente, crederlo fiduciosamente,
e farlo sollecitamente è aprire la porta a Lui.
3) Bussa con la parola detta da Lui e ridetta da chiunque è sua
Chiesa: educatori, genitori, sacerdoti. È urgente una parola
sostanziale: quella enucleata dalla parola: sacrificale.
4) Gesù sa che le nuove generazioni non si apriranno mai
più (al di fuori) mediante il fideato, ma solo al di dentro.
È in atto un rifiuto globale che si va articolando in una
successione indignata e ostinata di reiterati rifiuti: non più
il Dio dei cristiani, ma un Dio egoisticizzato che aspira:
denaro, sesso, potere. Basta con l’andare alla casa della
chiesa. Basta col pregare, con l’ascoltare. Basta col sacramentare,
che implica apertura al di fuori: disprezzo sistematico
di tutto quello che sa di religiosità cristiana.
Qualcuno forse attende un contr’ordine: non andate e non
annunciate più alle nuove generazioni. Continuiamo a
parlare loro, pure delicatamente e moderatamente; avremo
quello che ottiene il Figlio: un sacrificale puntuale.
5) Il Figlio da chi accetta la sacrificalità di un simile rifiuto?
Dal Padre suo, che si è lasciato chiudere nella casa
della persona per consumarvi una passione che non ha
confini: sconfinata. Viene trascinato alla morte dell’amore:
non privatamente, non silenziosamente, ma
clamorosamente; non dolorosamente, ma gioiosamente;
non penitentemente, ma impenitentemente; non vergognosamente,
ma sfacciatamente.
È la misura sconfinata della sua tragica passione, senza
mai negare il piacere di cui si vanno ubriacando le nuove
generazioni. Può il Padre svelarci la finalità di quello che
vediamo? Certo che lo fa!
1) Sta pagando il prezzo sacrificale del nuovo dono che
per loro ha preparato: il Visuato Paterno.
2) Sta smontando dolorosamente l’egoisticità dell’autorità
genitoriale.
3) Chiama il sacrificale genitoriale in aiuto al suo.
Leggete il dramma dei figli a questa luce e poi rispondete
figlialmente al Padre: ‘Sia fatta la tua volontà sacrificale’.

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