Conclusione

L’essere collegatori e facitori di ponti morali non
richiede altro che l’energia racchiusa in ‘trait d’union’:
la visione che ci permette, attraverso l’ottica rinnovata
dello specchiato, di rivedere tutto in noi e fuori di noi in
modo strettamente congiunto e mai separato dal sé della
realtà materiale, morale, personale e ecclesiale.
La forza del piccolo segno ci richiama le possibilità
ancora alla portata e non sfruttate, ci fa riprendere nel
subito, nel qui e ora, l’impegno a procedere, ci fa riflettere
al fatto che la gioia è già qui, nel piccolo sentire e
gustare la sapienza della Verità incarnata nell’umiltà del
cammino.
Comprendiamo allora che ciò che cerchiamo e desideriamo
già l’abbiamo, in una sorta di ‘trait d’union’ che ci
collega con tutto, cuore, anima e mente, entrando, attraverso
questo piccolo e semplice segno che è come un
gioco di bimbi, nell’infinito e nell’eterno che ci sta illuminando
il cammino.

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