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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: l’umana autorità. Autorità
sacrificale Paterna: in me ammalato va alla morte: devoto
a sé, silenzioso, potente nel sacrificale. Arriva così da
me perché il Padre si è lasciato bloccare alla sua meità da
un essere angelico che il Padre vuole per accettazione
gestore di tutto il suo sacrificale umano.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale. Il nemico mi può sacrificare i
beni componenti, aderenti, inerenti: dignità e autorità
umana. Per bene illuminare l’autorità umana, ci siamo
accostati alla divina Figliale e Paterna. Del Padre ora sappiamo
la sua autorità magistrale e beneficale. Ci siamo
accostati alla sua autorità sacrificale.
Il Visuato Paterno me l’ha data da vedere in me. Il raggio
divino di amore Paterno me lo sono trovato in malattia nel
mio essere. Il suo percorso dall’essere, al fare, al diventare,
è tutto seminato di morte: è la morte dell’amore, è il
suo sacrificale appunto. È la sua straziante passione.
Avanza morendo per ogni azione istintiva di amore di
odio. Avanza con grande maestà e tragica solennità.
1) Avanza con una sola maniera divina: devozione: devotissimo
al solo suo amore sacrificale.
2) Avanza coperto di assoluto silenzio. Per tutti i secoli dell’umanità
non ha lasciato trapelare nulla. Se sul finire del
nostro secolo incomincia a mostrarsi, ciò vuol dire che i
secoli futuri li ama più di ogni altro secolo passato.
3) Avanza con la potenza di quel suo amore sacrificale
con il quale affronta una passione dalle proporzioni
gigantesche e sbalorditive.
Non ho che da adorare e ammirare, con immensa commozione,
la sua autorità sacrificale. Il suo essere arrivato qui da
me, come in ogni altra creatura umana, è sicuramente una
novità consolante ed esaltante. Ma il suo essere diventato
così mi scatena una gran voglia di sapere cosa ha fatto per
diventare così. Ecco che cosa ha fatto: volendo fare con me
comunione vissuta, Lui parte con un sacrificale radicale,
che è alla radice del suo amore. Espropriato mi si cede da
vivere al sacrificale mio. Arriva in mia proprietà. È la sua
meità. Sua perché l’espropriarsi lo vuole e lo pratica Lui
liberamente. Meità: arriva in proprietà mia. L’avrei vissuto
al sacrificale, ed io sarei così diventato suo in perfetta eternale
comunione di vita paradisiaca. Alla sua meità avrei
risposto con la mia suità. Perché non è avvenuto così?
Perché il Padre ha voluto per accettazione sacrificale
lasciarsi bloccare alla sua meità. Ma questo non l’ho fatto
io: uno me l’ha imposto. E chi mai? Quell’essere angelico
che il Padre ha voluto per accettazione che fosse l’Agente
di tutto il suo sacrificale umano. L’essere angelico ha un
nome da nemico del Padre: il suo nome è Satana. Si è dato
il potere della morte pneumatica ed ha astutamente conseguito
il diritto di esercizio universale. L’ha conseguito in un
momento delicatissimo della prima coppia umana. Nella
sua prima concezione ottenuto nella prima coniugazione
l’ha indotta ad appropriarsi direttamente della sua famiglia
e indirettamente dell’amore Paterno. Nella prima concezione,
potenzialmente vi erano tutte le successive: prende la
prima e con essa tutte le altre. Se le lascia fare tutte. Che
autorità è mai questa? L’unica, la vera, la divina.

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