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Decimo dono: dirmi il sacrificale da fare.
Volontà sacrificale Paterna: la terrestre mia passiva inimicale
sul bene inerente: umana autorità genitoriale. Che
dobbiamo fare con i figli? Non quello che stiamo facendo:
non comandi impositivi e proibitivi ma propositivi. Non
minacce punitive con l’impiego della forza bruta. Non
sono bestie da domare.

Pneumatica magia quella del Visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Ci si accosta pregandolo. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro che sei nei cieli. Sia fatta la tua volontà
sacrificale: la celeste e la terrestre. Preghiera da dirci e da
fare. Il Padre vuole il sacrificale suo celeste. Vuole pure il
terrestre: il suo e il nostro. Il nostro attivo e passivo, il passivo
cosmico e inimicale.
Il nemico mi può sacrificare i beni componenti, aderenti,
inerenti: dignità e autorità umana. Per bene illuminare e
radiografare l’autorità umana, ci siamo accostati alla divina
Figliale e Paterna. La divina è sacrificale, l’umana è
egoisticale. Lo è quella genitoriale. Il figlio lo sentono
loro proprietà, da non perdere, e quindi da trattenere,
facendovi scorrere la propria volontà, proprio quando il
figlio punta alla appropriazione di se stesso. Dire la volontà
è disposizione sacrificale, comandarla è potenza egoisticale.
Sia l’uno che l’altro, mediante i figli, il Padre li
chiama al sacrificale. La crescita egoisticale dei figli li ha
posti in posa di sistematica ribellione a tutto quello che
contrasta con il loro piacerale egoisticale: in primo luogo
la religione e la morale sacrificale. Nelle nuove generazioni
è la morte del Padre che si va approfondendo.
Benessere, egoisticità, piaceralità, odiosità, sono gli anelli
di una medesima catena. Che dobbiamo fare? Non dobbiamo
fare quello che stiamo facendo.
*) Facciamo scorrere la nostra volontà col comando impositivo
e proibitivo: imponiamo la nostra volontà con la
forza egoisticale morale, come se il figlio fosse un asino
da soma: ‘Tu devi portare questo senza esitare né mormorare’.
La volontà così comandata incontra uno sbarramento
indignato, che può essere anche in forma di astuta finzione:
dice di sì, ma poi non lo fa. Non ci rendiamo conto
che un comando deve correre per una via umana (comando
propositivo): deve fornire conoscenze tali da renderle
capaci di attrarre la volontà: conoscenze che lo convincano.
(Solo le conoscenze sacrificali possono avere la forza
pneumatica) Compito educativo che non sempre riesce. E
allora si passa prontamente alle umane punitive. Come si
sostengono? Normalmente con l’uso della forza bruta.
Questo lo fa la persona. E per dare una base di bontà
l’ebreo religioso lo ha posto in Dio. Solo che Dio non
comanda così. La minaccia punitiva ha tutto il sapore di
una sfida lanciata dall’autorità che si sente più forte.
Percuotendo un figlio, non solo avete tutti i torti, ma frantumate
ogni aggancio umano: voi trattate il figlio come
una bestia da domare; e lui vi tratterà come una belva da
abbattere. Non fate quello che l’egoisticità ci fa fare.

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